SIAI Marchetti Spa*

di  Antonella Bilotto

1915-1918

SIAI Marchetti è il più antico costruttore di idrovolanti in Italia e uno dei primi nell’industria aeronautica mondiale. La sua storia, significativa e ricca di eventi, inizia il 12 agosto 1915 con la costituzione presso un notaio milanese della Società Idrovolanti Alta Italia con un capitale sociale di 100.000 Lire. Lo scopo societario è “la costruzione e la vendita dell’idroplano Schreck F.B.A. Tipo militare 100 H.P. a due piazze ed eventualmente lo studio, costruzione, acquisto e sfruttamento di licenze di idrovolanti, idroplani, parti ed accessori di essi” (v. note). Si inizia pertanto a costruire su licenza nelle officine di Sesto Calende. Il presidente di SIAI è Lorenzo Santoni, lo stesso che aveva fondato nel 1913 la società Anonima Costruzioni Aeronautiche Savoia. Quest’ultima era autorizzata a fregiarsi del nome Savoia grazie a un brevetto Reale e, pur incorporata nella SIAI, lascerà nella denominazione “Savoia” (S.) dei propri velivoli una traccia indelebile. Con l’ingresso in azienda nel 1917 dell’ing. Raffaele Conflenti, si cominceranno così a produrre per l’esercito e per la Marina Italiana anche progetti propri con gli S.8 e S.9 accanto agli idrovolanti su licenza FBA (Franco-British Aviation). Si arriverà a produrre un aeromobile “Savoia” o FBA al giorno.

1919-1929

Dopo aver concentrato la sua attività, durante la Prima Guerra Mondiale, nella costruzione di aerei militari, la SIAI si impegnò alla fine della guerra in un vasto programma di produzione civile e all’Esposizione di Parigi, nel 1919, presentò l’unico idrovolante “commerciale” l’S.16.
Durante lo stesso anno, la più prestigiosa gara aerea – il “Trofeo Schneider” – fu vinto dall’Italia con un S.13. La prestazione fu replicata nel 1920 con un modello Savoia, l’S.12. Due anni dopo, nel 1922, dopo l’ingresso nell’impresa dell’ingegner Alessandro Marchetti, il nome fu cambiato in “Società Italiana Idrovolanti Alta Italia – Savoia Marchetti e questo segnò l’inizio di una serie di successi e imprese gloriose che diedero fama nel mondo al nome SIAI.
Quando De Pinedo nel 1925 intraprese l’attraversata Italia-Giappone, via l’Australia, a dimostrazione della vasta capacità di utilizzo e affidabilità dell’idrovolante, oltre a battere il record di distanza di 43.000 km., detenuto da un paio di piloti americani, scelse un aereo anfibio SIAI, l’S.16 ter. L’impresa fu completata dopo 370 ore di volo e dopo aver percorso 55.000 km. Due anni dopo, nel 1927, De Pinedo, insieme a Carlo Del Prete e Vitale Zacchetti, volarono sull’Oceano Atlantico con un S.55, denominato “Santa Maria”, a una velocità media di 173 Km / h per 43.000 km, passando per le Capo Verde, su Buenos Aires e raggiungendo l’Arizona. Successivamente, l’S.55 fu utilizzato per i voli di formazione transatlantici di Italo Balbo. La prima trasvolata nel Mediterraneo Occidentale avvenne nel 1928 con 61 velivoli S.55; l’anno successivo, 34 S.55 percorsero la rotta Est del Mediterraneo, volando fino al Mar Nero.

1930- 1936

Il periodo post bellico segnò per la SIAI un grande sviluppo nella produzione di idrovolanti e aeroplani terrestri, oltre a una stagione di record utili a consolidare la reputazione aziendale. Nel 1930, con i suoi 6 milioni di lire di capitale sociale, la SIAI Marchetti affiancò alla produzione tradizionale la costruzione di motoscafi e idroscivolanti. Ma i grandi successi arrivarono ancora dai velivoli. Nel 1931 fu tentata, con buon esito, la prima trasvolata atlantica in formazione: 12 S.55 in volo da Roma al Brasile (oltre 10.000 km). Due anni dopo, nel 1933, l’S.55 fu protagonista di un’altra impresa: la seconda Air Cruise con 24 idrovolanti attraversò due volte il Nord Atlantico, rientrando in Italia per gli Stati Uniti. Molti aerei famosi seguirono l’S.55 da cui era derivato anche un aereo a tre motori per il trasporto passeggeri, l’S.66, entrato in servizio nel 1932 con la Ala Littoria Company, insieme a un primo aereo costruito in serie dalla SIAI, l’S.71 a tre motori.
Altri velivoli per il trasporto commerciale furono prodotti in questi anni.

1937-1944

Nel 1937, oltre a cambiare la denominazione societaria in Società Italiana Aeroplani Idrovolanti Savoia Marchetti (si aggiunse la parola “Aeroplani” e scomparve “Alta Italia”), venne anche costruito a pochi chilometri da Sesto Calende, a Vergiate, un nuovo stabilimento con annesso il campo volo. Completata un anno dopo, la nuova struttura ospitò oltre 5.000 dipendenti con una linea di produzione di aeroplani che andava dalla progettazione alla consegna al cliente. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante prudenti decentramenti e delocalizzazioni, l’attività produttiva fu ad altissimi livelli. Gli stabilimenti non furono danneggiati durante il conflitto ma la naturale battuta d’arresto che seguì nel periodo post bellico fu importante.

Fine anni ’40 – anni Sessanta

Nel 1944 la Siai aveva cambiato ancora una volta nome, abbandonando la denominazione Savoia: diventò semplicemente SIAI Marchetti Spa. Sono questi gli anni dell’avvio di un processo di riconversione ove si mise a produrre mobili, serramenti, biciclette, tram, vagoni ferroviari, motociclette, rimorchi, ecc. Con il terminare degli eventi bellici, molte macchine con eccellenti caratteristiche rimasero nella forma del prototipo. Tra questi il quadrimotore SM95, progettato durante il periodo di guerra come un aereo militare, entrò in servizio nel 1946 e aiutò al rilancio di Alitalia. Nel settore avio si produceva solo su commessa. A partire dall’estate 1950 la SIAI entrò in un periodo di grande crisi: rifiutò, proprio per carenza di risorse, l’acquisto della licenza per la produzione di un elicottero Bell (che determinerà invece la fortuna della concorrente Agusta). Nel giro di un anno non fu in grado di pagare gli stipendi e, oltre a licenziare 1.500 dipendenti, attivò la procedura per la messa in liquidazione della società. Furono anni di trattative e tentativi di salvataggio che portarono a fine anni Sessanta all’ingresso della società nel Gruppo Agusta.

Fino al 1997

Nonostante la produzione era proseguita in un certo modo e secondo un piano programmato per tutti gli anni Settanta e Ottanta, nel 1997 le attività aeronautiche vennero cedute alla Aermacchi di Varese mentre le Officine di Vergiate all’Agusta.

*[il profilo viene redatto attraverso la traduzione di parte di una pubblicazione aziendale degli anni Settanta intitolata SIAI Marchetti consultabile presso la Biblioteca del Centro per la cultura d’impresa (in lingua inglese/francese) e dal testo riassuntivo elaborato da Luciano Pontolillo “Breve storia della Siai Marchetti” estratto dal volume L. Pontolillo, Più Cento – Siai Marchetti. Dal 1915 storie di Uomini e aeroplani, 2015.]