Il periodo tra metà anni cinquanta e primi anni settanta, mentre lancia l’Italia tra le prime potenze industriali al mondo, vede susseguirsi due distinti cicli edilizi. Il primo (1954-1963) coincide con gli anni del “miracolo economico” ed è caratterizzato dal prevalere delle nuove costruzioni con le grandi aree metropolitane dell’Italia settentrionale che fanno la parte del leone. Il secondo (1964-1973) vede invece un deciso incremento dei rinnovi rispetto alle nuove costruzioni e coincide con un primo rallentamento della crescita del Paese e con la finale battuta d’arresto imposta dal primo shock petrolifero, che interrompe bruscamente un ventennio di crescita straordinaria del comparto edilizio-immobiliare milanese. L’evoluzione del mercato edilizio in questo periodo modifica in modo sensibile il contesto in cui opera l’associazione dei costruttori, allora guidata dai presidenti Giovanni Marzoli (1954-1957), Riccardo Ranza (1957-1960), Renato Morganti (1960-1963), Giannino Rusconi (1963-1969) e Carlo Mangiarotti (1969-1972). In questi anni l’associazione prosegue sulla strada del potenziamento dei servizi offerti ai soci. Significativo in proposito è il contributo offerto in direzione di una migliore conoscenza del mercato edilizio grazie al ruolo di primo piano svolto dal Collegio nella creazione, avvenuta nel 1965, del Centro per le ricerche economiche sociologiche e di mercato nell’edilizia (Cresme), presieduto da Bruno Chiesa. Nel 1972 viene poi creato il Centro studi, la cui guida è affidata a Riccardo Meregaglia, con lo scopo di curare l’immagine della categoria, di migliorarne il prodotto e di istituzionalizzare e rendere permanente la riflessione sulle difficoltà quotidiane e sugli obiettivi di medio e lungo termine del settore edilizio. Nei rapporti di lavoro l’associazione dedica particolare attenzione ai servizi assistenziali attraverso l’azione della Cassa Edile che già nel 1954 cura la realizzazione di case per i lavoratori dell’edilizia nell’ambito del piano Ina-Casa (nove edifici per 183 appartamenti e 882 vani legali). L’elevato fabbisogno di manodopera qualificata stimola inoltre la collaborazione tra organizzazioni sindacali e costruttori nel campo dell’istruzione professionale. Il Collegio, che fin dai primi anni di attività si era speso in favore dell’istituzione, del potenziamento e del finanziamento di scuole e di corsi per operai edili, prosegue in questa attività creando una Fondazione convitto allievi delle arti edilizia ed affini, al fine di dare alloggio ai lavoratori residenti fuori Milano iscritti alle scuole professionali; sostenendo l’Istituto tecnico per edili Carlo Bazzi e il Centro per la formazione professionale delle maestranze edili ed affini della Provincia di Milano, istituito nel 1961; collaborando, in ambito accademico, con il Politecnico di Milano. Un altro importante settore d’intervento è rappresentato dalla prevenzione infortuni, un terreno su cui l’associazione agisce con finalità consultiva nella fase normativa e promuovendo tra i soci la conoscenza e l’applicazione delle leggi in materia di sicurezza sul lavoro. Già nel 1969, quindi due anni prima dell’introduzione della prevenzione infortuni nel contratto nazionale di categoria, gli imprenditori edili milanesi danno vita, insieme alle organizzazioni sindacali, a un Comitato paritetico intersindacale (CPT), con l’obiettivo di assicurare il rispetto delle norme antinfortunistiche. Particolarmente intense sono poi le relazioni con le rappresentanze operaie durante le agitazioni degli ultimi anni sessanta. In soli dieci mesi, dal maggio 1968 al marzo 1969, l’associazione partecipa a quindici incontri in sede sindacale con le organizzazioni provinciali dei lavoratori, raggiungendo diversi accordi riguardanti, fra gli altri, la contrattualizzazione e il miglioramento di alcune prestazioni assistenziali della Cassa Edile. In quegli stessi anni, e più precisamente nel 1968, il Collegio assume la denominazione di Associazione delle imprese edili ed affini della provincia di Milano (Assimpredil) e viene strutturandosi in otto settori di categoria (o di specializzazione), incrementati negli anni per dare voce alle differenti esigenze espresse dai singoli rami produttivi. Alla dimensione settoriale si aggiunge, nel corso degli anni settanta, una seconda variabile di classificazione delle imprese associate, che vengono raggruppate anche in base alla loro localizzazione all’interno del territorio provinciale. La necessità di un maggiore radicamento territoriale induce inoltre l’associazione ad aprire, nel 1970, sedi decentrate a Legnano, Lodi, Magenta e Monza. Testo di Enrico Berbenni, 2013 |
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